Condividiamo in seguito l’interessante presa di posizione di Sonja Crivelli, membro di Comitato Cantonale del Partito Operaio e Popolare – Ticino riguardo alla votazione federale prevista per il 26 settembre di quest’anno.

 

Il mondo delle donne e degli uomini, ovunque esso sia, è costituito dalle loro personalità, ognuna diversa dall’altra e per questo unica. Ma è un mondo segnato anche da leggi che permettono il vivere comune, che vanno ossequiate e che definiscono pure i diritti delle persone, in ugual misura qualunque siano le loro condizioni e il loro progetto di vita o la loro identità.

Il dibattito attorno al referendum contro la modifica del Codice civile svizzero (Matrimonio per tutti) oscura, anzi cancella la parità di diritti nel campo del matrimonio. Due persone legalizzano, infatti, nell’atto del matrimonio il loro sogno e obiettivo di vita condivisa permettendosi così la tutela reciproca nella sicurezza della legislazione vigente. In un paese laico, questa decisione di unirsi in matrimonio non può essere ostacolata perché non conta il genere delle persone che si vogliono unire ma contano la loro fiducia reciproca e il diritto al riconoscimento da parte della collettività del loro amore.

Mal si capiscono inoltre l’aggressività e le “boutades” ancora molto diffuse contro le coppie omosessuali. Queste “boutades” vanno respinte con chiarezza e determinazione perché perpetuano una cultura giudicante e intollerante. Ancora di più si fatica a constatare atti di violenza contro coloro che si espongono a favore di un “sì” alle urne.

Conosciamo la lentezza con la quale il popolo svizzero avanza nel campo del riconoscimento dei diritti di parti della popolazione e il ritardo con il quale si adegua alla realtà. Le persone omosessuali sono sempre esistite e sempre esisteranno. Per quanto concerne le loro figlie e i loro figli, è risaputo che non presentano problemi particolari: sono bambini e bambine come tutte e tutti gli altri mentre sono le persone adulte, semmai, ad interrogarsi e a porsi dei problemi o immaginare difficoltà.

 

Compiamo quindi un atto di giustizia e mettiamo un “sì” nell’urna il 26 settembre.