Solidarietà con la lotta palestinese

“Nel mondo di oggi nessuno è innocente, nessuno è neutrale. Un uomo o sta con gli oppressi o con gli oppressori. Chi non si interessa di politica dà la sua benedizione all’ordine dominante, quello delle classi dominanti e delle forze dello sfruttamento”. (George Habash)

“Dove c’è oppressione, ci sarà resistenza” (Assata Shakur)

Il Partito Svizzero del Lavoro esprime la sua ferma solidarietà alla lotta di liberazione del popolo palestinese, una lotta esistenziale le cui origini risalgono al progetto coloniale sionista che, dalla fine del XIX secolo, mira a impadronirsi del territorio della Palestina storica per realizzare i suoi obiettivi nazionalisti a spese della popolazione indigena.

Va ricordato che la politica sionista è per sua natura inconciliabile con la creazione di uno Stato palestinese veramente sovrano, democratico e indipendente, in quanto promuove l’apartheid e la discriminazione.

I recenti eventi a Gaza e nel territorio della Palestina storica fanno parte della storia del conflitto israelo-palestinese. In altre parole, sono il risultato di decenni di oppressione, pulizia etnica, occupazione coloniale e violazioni diffuse e sistematiche dei diritti fondamentali del popolo palestinese. In questo senso, non è possibile dissociare gli sviluppi e gli eventi attuali da questo contesto politico, che deriva direttamente dal progetto del sionismo politico.

L’escalation del conflitto sta già provocando una catastrofe umanitaria senza precedenti nei territori palestinesi occupati, territori già martoriati da decenni di colonizzazione e oppressione. È chiaro che lo Stato sionista sta ora cercando di annientare fisicamente e politicamente la resistenza palestinese, oltre a provocare un nuovo esilio per rimodellare a suo favore l’equazione etnica e demografica nella Palestina storica (un elemento chiave nella costituzione di uno Stato ebraico).

Di fronte a ciò, l’ipocrisia dei governi occidentali – e più in generale della stragrande maggioranza delle organizzazioni, dei media, delle istituzioni e dei partiti politici – è semplicemente sconcertante.

I governi e i media tradizionali non menzionano mai i massacri commessi dalle forze di occupazione israeliane. Il sionismo è sempre giustificato. I coloni israeliani possono uccidere e rubare. Quando invece i palestinesi osano resistere, prevalgono due pesi e due misure e si grida al massacro e alla barbarie dei palestinesi.

Il Partito Svizzero del Lavoro ribadisce il diritto inalienabile del popolo palestinese alla resistenza. Si tratta di un principio cardine sancito dal diritto internazionale (si veda in particolare il Protocollo aggiuntivo 1 alle Convenzioni di Ginevra del 1949 e la Risoluzione 3314 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1974).

Dobbiamo essere molto chiari sulla responsabilità di Israele nell’attuale escalation. Israele non ha mai cercato la pace in Medio Oriente; non ha mai voluto una soluzione politica che garantisse il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e quindi a uno Stato sovrano e indipendente. Lo Stato sionista sta affrontando le conseguenze dirette della sua politica coloniale e razzista.

Alla luce di ciò, il Partito Svizzero del Lavoro ribadisce il suo sostegno e la sua profonda solidarietà con la lotta del popolo palestinese, in particolare con le classi popolari e lavoratrici, e con tutte le forze progressiste del Paese.

Perché, come ha detto Ghassan Kanafani, scrittore e attivista palestinese, “tutto in questo mondo può essere rubato, tranne una cosa: l’amore che emana da un essere umano per impegnarsi fermamente in una convinzione o in una causa”.

Viva la resistenza del popolo palestinese! Viva la solidarietà tra i popoli!