Il POP si oppone alla legge sul pareggio di bilancio

 

 

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La nuova proposta targata UDC e approvata recentemente in Parlamento con il sostegno del PLR prevede che entro la fine del 2025 le finanze cantonali raggiungano la parità di bilancio. Inoltre, nel caso non si riesca a raggiungere l’obiettivo, la legge vuole che si agisca prevalentemente sulla spesa, ciò che significa andare a tagliare ulteriormente sui settori di pubblico interesse, come scuola e socialità.

Questa misura arriva in un momento in cui il tasso di povertà in Ticino viene misurata dall’Ustat al 12,5%, in cui il carovita è costante e l’inflazione pronosticata non tarderà nel farsi sentire anche alle nostre latitudini. Tutti fattori che non potranno che ricadere direttamente sulle politiche cantonali che, come giusto che sia, saranno chiamate a reagire in modo anticiclico di fronte all’aumento della precarietà nel nostro Cantone.

La legge di parità di bilancio (cavallo di battaglia dei neo-liberali più radicali in tutto il mondo) non è che la percezione aziendalista della gestione dello Stato, una percezione che però non prevede mai, come succederebbe per qualsiasi azienda, la possibilità di aumentare le proprie entrate.

Come abbiamo evidenziato in un nostro recente articolo, negli ultimi decenni, tanto sul piano federale quanto su quello cantonale, si sono messe in atto tutta una serie di misure finanziarie volte a favorire i più benestanti e che hanno portato a drastico calo delle tassazioni per i redditi e i capitali più elevati.

Basta ricordare le funeste conseguenze delle varie riforme fiscali (RIE 1 e 2) con la diminuzione delle aliquote fiscali e la tassazione sull’eredità oppure gli scarsi controlli finanziari e le varie amnistie fiscali ricorrenti che altro non fanno che fomentare l’evasione fiscale.

A lungo termine è logico che nessuno potrebbe opporsi sul principio di avere delle finanze cantonali “sane” e uno Stato non indebitato, ma ciò non può avvenire assolutamente a scapito di chi già oggi fatica ad arrivare alla fine del mese, i soldi nel nostro Cantone non mancano, basta andare a cercarli laddove abbondano.

L’intenzione però dei fautori di questa proposta non è quella di avere delle finanze cantonali sane, ma di accanirsi ancora una volta contro la classe lavoratrice, fomentando l’aumento di lavoratori e lavoratrici precari/e e cercando di stratificare al massimo la nostra società con l’obiettivo ultimo di mantenere i loro privilegi nel lungo periodo.

Laddove però questo tipo di politiche neo-liberali sono state applicate le conseguenze nel breve periodo sono state funeste per la popolazione non facoltosa. Noi come Partito Operaio e Popolare abbiamo l’intenzione di opporci con ogni mezzo all’applicazione di questo paradigma cominciando dal referendum lanciato insieme alle forze della sinistra, consci che le libertà non hanno nessun significato quando si costringe la popolazione alla povertà.