La giornata di votazione del 7 marzo ha segnato una fortissima sconfitta della politica di destra, del governo e del parlamento della santa alleanza PLR, PPD, UDC, PS. Tutti hanno perso una o l’altra votazione, dimostrando una volta di più che il governo della “formula magica” è sempre più incapace di rispondere alla volontà popolare.
La dissimulazione del viso è una ennesima provocazione contro i musulmani, che mette la Svizzera nel mirino del terrorismo islamico. Se finora non abbiamo mai avuto problemi di terrorismo, la vittoria dell’UDC e della Lega su un non problema nel nostro Paese ci espone a delle vendette. Quasi nessuna donna musulmana nel nostro paese porta il burqa e le donne musulmane rappresentano una piccolissima parte delle donne in Svizzera. L’UDC si è rivelato il portabandiera del Pentagono, nella loro assurda lotta contro il terrorismo che loro stessi finanziano con l’altra mano, per destabilizzare i paesi che gli mettono i bastoni tra le ruote. Il Partito Operaio e Popolare continua a promuovere una politica di fratellanza e pace tra le culture.
Olio di Palma, il popolo svizzero per la prima volta ha potuto esprimersi su un accordo di libero scambio (salvo quelli con l’UE) e ha dato un segnale molto forte. L’accordo è stato approvato con una maggioranza risicata. Il Popolo è stufo di questa politica liberista ed ha accettato a denti stretti sicuramente anche perché molte sono state le “piccole” concessioni che lo hanno abbellito agli occhi della sinistra moderata, facendo perdere quei pochi voti che sono mancati per farlo saltare. Nella campagna i mezzi in campo erano molto sproporzionati, come sempre a favore del capitale, per cui questo risultato prende ancora maggior forza e lascia ben sperare per l’opposizione all’accordo con il Mercosur.
Il rifiuto del progetto di controllo privato dell’identità elettronica, in un momento storico dove la finanza si sta digitalizzando a gran velocità è un fallimento che per ora è sottovalutato dai più, ma spingerà l’economia svizzera ad un forte tracollo. La velocità con cui il mercato della finanza digitale si sta imponendo, obbliga qualsiasi Paese che si vuole all’avanguardia, di disporre di un modo sicuro per i propri cittadini di gestire la propria identità elettronica. In Venezuela, in Cina, in Vietnam sono stati introdotti dei sistemi pubblici di controllo dell’identità elettronica, affinché lo Stato possa controllare e far pagare le tasse sulle cryptovalute. Invece il Consiglio Federale ha voluto presentare un progetto che lasciava ai privati i dati sulle nostre identità, come a non voler conoscere chi diventa ricco con questi investimenti. In altre parole il progetto fallito di identità elettronica privata ha mandato in fumo i sogni di quei fiduciari che speravano far rinascere in questo modo il paradiso fiscale Svizzera. Il tempo che ci vorrà per elaborare un nuovo progetto arrischia di far arrivare la Svizzera troppo tardi. Singapore, dove si è tenuto il WEF quest’anno ha già digitalizzato la sua finanza in modo molto più approfondito e diventerà la nuova testa del mostro capitalista. Mentre la Svizzera rischia di dover fare i conti con tutta la speculazione che ha fatto negli ultimi 500 anni sul resto del mondo. La digitalizzazione della finanza e l’introduzione della tecnologia blockchain su larga scala è inevitabile, come è stato inevitabile l’avvento dei computer negli anni 80 del secolo scorso. Il POP rivendica che tutta la popolazione ne abbia accesso e non solo il gran capitale.