Il 6 giugno diciamo anche noi NO al razzismo!

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In vista del presidio di domani a Bellinzona, convocato per dare seguito alle manifestazioni che, a partire dalla morte dell’afroamericano George Floyd, si stanno espandendo in tutto il mondo per denunciare il razzismo esplicito ed implicito presente nella nostra società, pubblichiamo di seguito il nostro intervento:

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George Floyd non è morto. George Floyd è stato ucciso da 3 agenti di polizia degli Stati Uniti d’America. George Floyd è stato assassinato dal razzismo che domina la cultura occidentale.

Il Partito Operaio e Popolare – Partito del Lavoro è da sempre al fianco di tutte e tutti coloro che si indignano, si arrabbiano e lottano contro il razzismo ed è quindi per noi importante partecipare alla manifestazione #Blacklivematters# indetta a Bellinzona per sabato 6 giugno alle 16.00 in Piazza del Sole.

Dopo che in tutto il mondo si sono visti quegli 8 minuti e 46 secondi, negli Stati Uniti si è scatenata una potentissima rivolta sociale, come forse non si era mai vista e noi partecipiamo, perché ci sentiamo in dovere di essere solidali con i nostri fratelli e le nostre sorelle che lottano contro quella che con ogni evidenza è una sanguinaria dittatura. Fin’ora, in 12 giorni di proteste, il razzismo ha già lasciato sul campo altri 14 morti, 9000 arresti e decine di migliaia di feriti. Un paese dove le elezioni si comprano in tutta “trasparenza” con campagne miliardarie, dove la pandemia ha messo davanti agli occhi di tutti la deficienza del sistema sanitario, la mancanza di sicurezza sociale e la debolezza dell’economia reale, che ha già visto la disoccupazione salire oltre i 50 milioni di persone, la rivolta degli Afroamericani è il colpo di grazia, gli USA non possono più essere un modello per nessuna democrazia.

Immaginiamo se queste morti violente fossero successe a Cuba, in Venezuela o in qualsiasi paese che non si sottomette ai loro comodi, quante guerre umanitarie avrebbero scatenato. Cosa dovrebbero pensare in Vietnam, Corea, Jugoslavia, Afganistan, Irak, Libia, Siria, invaderli per esportargli la loro democrazia?

In tutt’Europa siamo colonizzati dalla cultura USA, ma adesso che oltre l’Atlantico sono in rivolta, si stanno mobilitando in molti anche qui, speriamo non solo perché siamo abituati a fare quello che fanno loro. La lotta contro il razzismo è per noi parte integrante della lotta della classe degli sfruttati contro il potere capitalista. Il razzismo è il nemico numero uno dell’unità della classe operaia, indispensabile per organizzare un cambio sociale profondo. Nel socialismo non c’è posto per il razzismo, invece nella culla del potere imperiale del capitalismo il razzismo è ancora tristemente radicato, ma l’oppressione prima o poi scatena sempre la rivolta.

La clicca al potere negli USA non mollerà il potere facilmente e continuerà con la dottrina imperiale, la loro beneamata dottrina Monroe. Ossia la convinzione che hanno i bianchi nord americani (quelli che a loro tempo hanno sterminato gli Apache, i Sioux, i Navacho, i Cheyenne, gli Irochesi, ecc.) di detenere il “destino manifesto”, una missione divina! Quella di esportare pace con le bombe, di combattere il terrorismo finanziando i terroristi contro i democratici, di aiutare le minoranze etniche all’estero fomentando i fanatici religiosi e razzisti, di dare aiuti umanitari ricattando economicamente popoli interi affinché facciano dei cambiamenti politici. L’ideologia statunitense pretende che tutto il mondo si pieghi al loro modello, al loro sistema e soprattutto al loro potere. Autodeterminazione chiedono i popoli di tutto il mondo oppressi dagli USA, autodeterminazione chiede il popolo Afroamericano all’interno degli USA.

Anche in Svizzera siamo fortemente dipendenti e culturalmente colonizzati dal modello USA. Anche da noi il razzismo è istituzionalizzato in molti ambiti della società fin nelle forze dell’ordine, di cui il capo in Ticino è della Lega, un personaggio orgogliosamente razzista! Noi manifestiamo per far sapere al mondo che anche qui, non tutti sono accecati dall’odio e il razzismo utili all’imperialismo per il dividi et impera.

Questa è quindi una manifestazione anche per ricordare Mike Ben Peter, ucciso a Losanna nel 2018 dal 3 poliziotti in circostanze simili a quelle di George Floyd, è per il cittadino dello Srilanka che aveva chiesto l’asilo in Svizzera ed è stato freddato a Brissago da un agente della cantonale, questa manifestazione è per Kouyt Mohamed morto folgorato su un treno a Balerna, questa manifestazione è per Julius e per gli altri come lui che la polizia svizzera ha ucciso nel tentativo di rimpatriarli.

Dal 2018 siamo attivi nel collettivo R-esistiamo secondo il motto: “rompiamo l’isolamento”. Lottiamo per chiedere il bunker di Camorino come simbolo della concezione razzista e segregazionista dello Stato in cui viviamo, ma in generale per la cancellazione di tutte le politiche razziste del Consiglio di Stato e del Consiglio Federale.

– Noi vogliamo la regolarizzazione dei sans-papier perché nessun essere umano è illegale

– Noi vogliamo la facilitazione all’accesso della nazionalità Svizzera per tutti gli immigrati e le immigrate

– Noi vogliamo l’abolizione dei centri di detenzione per le persone migranti

– L’uscita dagli accordi di Dublino e Schengen, per una vera libera circolazione

– Vogliamo la fine della precarietà dei permessi di soggiorno per tutte le persone straniere.

– Noi vogliamo veder condannato qualsiasi atto di razzismo, anche e soprattutto se commesso da un agente di polizia.

– vogliamo che la Svizzera diventi un paese solidale, aperto ad ogni cittadino del mondo, chiusa per razzisti e fascisti.

Non basterà una manifestazione per cambiare, organizziamoci per la prossima manifestazione e per costruire il movimento per una società libera dalle discriminazioni, dove tutti e tutte hanno diritti.

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