Contro il carovita : per la difesa del potere di acquisto e la giustizia sociale

Siamo lontani dal “nuovo mondo”, del quale si è potuto dibattere durante il primo confinamento, siamo lungi da un “ritorno alla vita normale”. Il mondo è immerso oggi in una situazione peggiore di prima: guerre (quella in Ucraina non è l’unica), emergenza climatica ancora più acuta (unica cosa che non è cambiata è l’inerzia dei governi borghesi) e crisi economica che si manifesta sotto forma di inflazione. Tutto aumenta, tranne i salari, le rendite pensionistiche e le prestazioni sociali.

L’inflazione è oggi del 7,9% negli USA, il tasso più elevato dagli ultimi 40 anni. E’ del 5,8%, in media , nella Ue. Altri paesi conoscono livelli di inflazione veramente vertiginosi, ben oltre il 50% come la Turchia – dove le conseguenze sociali sono drammatiche – e lo Sri Lanka – dove l’inflazione e la cattiva gestione del governo hanno contribuito a un sollevamento popolare e a una crisi politica. In Svizzera, l’inflazione è del 2,4%, fatto che può sembrare essere poco. Ma, da una parte, anche se questa inflazione colpisce già il potere di acquisto delle classi popolari, delle classi medie, del settore agricolo e industriale, dall’altra l’inflazione è stata attenuata finora in Svizzera grazie all’apprezzamento del franco che ha abbassato il costo delle importazioni. Ma l’efficacia di questo fenomeno è limitata e non potrà impedire un aumento dei prezzi in un futuro immediato.

Ciò che aumenta dapprima sono i prezzi al consumo. Le cause sono multiple. Vi è una ripresa, rapida ma irregolare, a seguito della revoca delle misure sanitarie più drastiche, con una disorganizzazione delle catene di approvvigionamento e delle penurie che ne sono seguite. Vi sono le conseguenze delle guerra in Ucraina, con l’aumento del prezzo degli idrocarburi e delle derrate alimentari, a causa dell’abbassamento delle esportazioni russe e ucraine. Vi sono infine dei fenomeni puramente speculativi: le imprese petrolifere fanno in particolare dei profitto record in questo momento e sono le prime beneficiarie dell’aumento dei prezzi al distributore.

Queste sono le cause immediate. Ma la spiegazione dei fenomeni inflazionistici che conosciamo non si riduce qui. Si tratta di un fenomeno sistemico e non congiunturale. L’inflazione è semplicemente la forma sotto la quale la crisi strutturale del capitalismo si manifesta attualmente. Questa crisi era già in embrione prima della pandemia. Le misure di sostegno all’economia, attraverso iniezione massiccia di danaro pubblico, se impedisce da una parte l’innesco di una recessione non ha risolto, d’altro canto la causa più profonda della crisi: il sovra-accumulo del capitale. Al contrario le hanno ampliate. Per frenare l’inflazione, le banche centrali stanno aumentando i loro tassi chiave. Questo giro di vite potrebbe limitare l’inflazione – fatto non sicuro – ma rischierebbe d’altra parte di causare una recessione o una crisi del debito, oppure entrambi. Ne seguirebbe una nuova politica di austerità, della quale soffrirebbero le classi popolari. Il capitalismo non può trovare soluzioni alle proprie crisi che esso stesse genera fatalmente.

In Occidente, questo fenomeno dell’innalzamento dei prezzi e di penurie è grave ma è una catastrofe in molti paesi del mondo. La miseria assoluta è ancora accresciuta nel mondo: una persona su dieci soffre attualmente la fame, un miliardo e mezzo di persone è toccato dalla malnutrizione e oltre 13 milioni sono minacciati dalla carestia. Tutto questo mentre le potenze imperialiste aumentano massicciamente le spese per gli armamenti e le persone miliardarie immagazzinano profitti record.

Il problema del rincaro del costo della vita non è solo quello dell’inflazione, endogena o importata. Altri fenomeni si addizionano, che pesano in modo grave sul potere d’acquisto delle classi popolari. Fra questi, i principali sono l’aumento inesorabile dei premi di assicurazione malattia – che nel 2023 dovrebbero crescere brutalmente, dopo un “pausa” durante la pandemia – e quella degli affitti. Questi due fenomeni sono distinti dall’inflazione stessa propriamente detta e hanno delle cause specifiche: il sistema di sanità di mercato permette ogni sorta di pratica abusiva da parte delle casse private et la penuria di alloggi, connessa alla speculazione fondiaria.

Qualunque sia la causa, l’impatto sul potere di acquisto delle classi popolari rimane sempre lo stesso. E lo è anche per quelle più modeste.

Di fronte al rincaro del costo della vita, il PSdL-POP preconizza, come misure immediatamente applicabili e obiettivi di lotta per le lavoratrici e i lavoratori per difendere il loro livello di vita contro le invasioni del capitale:

. Lindicizzazione dei salari al costo della vita: il mancato aumento dei salari o un aumento inferiore all’inflazione costituirebbero de facto un abbassamento di questi. Non esiste in Svizzera nessun meccanismo d’indicizzazione automatica e il padronato non ha l’intenzione di indicizzare i salari e nemmeno lo farà volentieri. Gli “esperti” neoliberali ci mettono in guardia contro il rischio di una pretesa spirale “salari-prezzi” in caso di indicizzazione. Ma questa è una menzogna. Non sono i salari che causano l’inflazione. Al contrario, è il lavoro che produce ogni ricchezza e le esigenze di aumento dei salari avvengono dopo l’aumento dei prezzi. Dilazionati nel tempo, le indicizzazioni salariali non compensano, come regola generale, che parzialmente la perdita del potere di acquisto. L’aumento dei prezzi è un modo per il capitale di preservare, crescere – se possibile – i profitti. Un’inflazione senza indicizzazione dei salari equivarrebbe a una aumento dei profitti, all’appropriarsi delle ricchezze da parte del capitale, al prezzo di uno sfruttamento supplementare del lavoro. Il PSdL-POP appoggia tutte le iniziative dei Sindacati per l’indispensabile indicizzazione dei salari al costo della vita. Pensa tuttavia che i semplici negoziati, nel contesto limitativo della pace del lavoro, non saranno sufficienti: solo la lotta permetterà di costruire un rapporto di forza sufficiente per raggiungere la vittoria.

. Lindicizzazione delle rendite pensionistiche al costo della vita: per la stessa ragione dei salari, le rendite delle pensioni devono essere indicizzate. Il loro declino de facto farebbe precipitare ancora di più nella precarietà il numero di persone pensionate modeste. Ricordiamo che queste rendite sono un diritto acquisto con il lavoro e non una “spesa” che potrebbe essere ridotta per fare delle “economie”. Ricordiamo pure che l’AVS non riempie ancora il suo mandato costituzionale da oltre decine di anni. Di conseguenza, si impone un’indicizzazione delle rendite adeguata al costo della vita. Questo non toglie nulla alla necessità di una riforma in profondità del sistema delle pensioni, nel senso della giustizia sociale piuttosto che di una logica di mercato. A medio termine, difendiamo l’idea dell’integrazione del secondo pilastro nel primo pilastro.

L’indicizzazione delle prestazioni sociali al costo della vita: tutti gli aiuti e tutte le prestazioni sociali devono imperativamente essere almeno indicizzate al livello del costo della vita. Il contrario significherebbe un abbassamento “a freddo” di questa, uno smantellamento sociale di fatto che nulla giustifica e che è perfettamente impraticabile.

Un controllo dei prezzi sulle derrate di base (tra i quali gli alimenti e gli idrocarburi) : l’indicizzazione dei redditi al costo della vita non servirebbe a nulla se la borghesia riuscisse a recuperare con una mano quello che è obbligata a cedere dall’altra (è una delle principali cause dell’inflazione). Di fronte ai rischi di penuria e per frenare un aumento di prezzo di natura speculativa – che permette a una minoranza di immagazzinare profitti records a scapito del bene comune – un controllo dei prezzi sulle derrate alimentari deve essere instaurato da parte dello Stato. Il “libero mercato” non può, per definizione, regolare un fenomeno che esso stesso genera. Un intervento forte da parte delle collettività pubbliche è indispensabile per limitare l’anarchia del mercato capitalista e assicurare una ripartizione socialmente giusta dei beni di prima necessità, per lo meno. Le organizzazioni rappresentative delle classi popolari dovranno essere attente affinché il controllo avvenga veramente nel senso della giustizia sociale e non di una collusione tra lo Stato e le grandi imprese. Bisogna prevedere anche un sostegno alle piccole aziende affinché non subiscano queste misure.

. Un controllo degli alloggi: un controllo degli alloggi da parte dello Stato è stato a lungo in vigore in Svizzera dalla Seconda guerra mondiale, prima di essere progressivamente smantellato. La penuria di alloggio e le pratiche speculative in vigore sul “mercato libero” che portano a un aumento inesorabile e molto superiore a quello dei prezzi al consumo, dei prezzi del terreno e degli alloggi rendono necessario il ristabilimento di un simile controllo che permetta di porre fine ai margini abusivi dei proprietari, di definire gli affitti a tariffe ragionevoli, di proteggere gli inquilini da ogni sfratto ingiustificato, di non permettere le demolizioni e le trasformazioni di appartamenti tranne in casi dove si riesce a trovare una soluzione socialmente accettabile.  Chiediamo di mettere sotto controllo la speculazione immobiliare da parte delle casse pensione.

. Limite dei premi di assicurazione malattia e riduzione delle riserve delle casse: il sistema della LAMAL ha chiaramente raggiunto dei limiti e non è più accettabile così come lo è adesso. L’ammontare dei prezzi diventa insostenibile e il loro aumento continuo non è giustificato. Le riserve delle casse raggiungono somme astronomiche, molto ben più al di là degli obblighi legali, senza alcuna giustificazione. Importi indebitamente riscossi dagli assicurati di alcuni Cantoni sono stati restituiti solo parzialmente, senza che alcuna correzione sia stata fatta al sistema la cui opacità è d’altronde intollerabile. E’ chiaro che una riforma in profondità di tutto il sistema, nel senso della trasparenza, dell’equità e della giustizia sociale – liberandoci dalla logiche di mercato – si impone. Nell’immediato, ogni nuovo aumento dei premi deve essere rifiutato. Le casse devono attingere alle riserve che hanno indebitamente accumulato, con i soldi pagati dalle assicurate e dagli assicurati. A medio termine rivendichiamo una cassa malati pubblica con dei premi in base al redditto.

. Sviluppo dei servizi pubblici e delle strutture collettive: piuttosto che rincorrere il mercato capitalista e le sue esigenze di profitto, la via del futuro è: lo sviluppo dei servizi pubblici e delle strutture collettive, a scopo non lucrativo, gratuiti o a basso costo che coprono l’insieme del territorio. Per esempio, l’alternativa migliore al rincaro della benzina è lo sviluppo di una rete performante e gratuita dei trasporti pubblici.

Questo rincaro del costo della vita non costituisce tuttavia una difficoltà temporanea ma è un fenomeno strutturale. E delle misure strutturali sono necessarie per far fronte, non solo con dei palliativi. Occorre dire pure dire che una fra le cause maggiori del rincaro dell’energia e delle minacce di penuria è la riduzione delle risorse naturali non rinnovabili, che il capitalismo ha sfruttato senza vergogna fino al loro esaurimento. Il sistema attuale non ha futuro. E’ urgente un cambiamento. Il PSdL-POP lotta per una società socialista dove i problemi insolubili creati dal capitalismo potranno essere risolti.

Maggio 2022