No a un riavvicinamento con la NATO, per la promozione della pace, del dialogo e della de-escalation

La guerra in Ucraina ha portato la sua dose di sconvolgimenti in Svizzera. Se il campo della pace è più che mai minacciato dalla propaganda bellica degli imperialisti di tutte le parti, è fondamentale che la Svizzera non contribuisca ad aggiungere benzina al fuoco, né si associ ad un blocco imperialista i cui obiettivi sono ben lontani dalla pace e dal rispetto del diritto internazionale. Pertanto, il Partito Operaio e Popolare – Partito Svizzero del Lavoro (POP-PSdL) sostiene la politica di neutralità – nonostante il suo carattere spesso ipocrita e volatile nella storia – nella misura in cui può essere una politica di pace e di de-escalation. Purtroppo, questa politica viene minata dal Consiglio federale che, per voce del suo presidente, ha deciso di allinearsi alle sanzioni decise dall’Unione europea. Non è la prima volta che il signor Cassis adotta posizioni contrarie alla neutralità e agli impegni internazionali della Svizzera, per allinearsi unilateralmente ai desideri degli Stati Uniti. E questa tendenza pericolosa culmina nella recente idea di un avvicinamento della Confederazione alla NATO, o addirittura l’adesione a questa organizzazione.
Soprattutto, è chiaro che il POP-PSdL rifiuta categoricamente qualsiasi idea di adesione e collaborazione della Svizzera con la NATO. La nostra lealtà alla causa antimperialista ci impone di stare lontani da un’organizzazione militare bellicosa, che in realtà non è altro che il braccio armato della politica estera statunitense. L’intera storia della NATO, dalla sua fondazione ad oggi, è stata disseminata di destabilizzazioni di stati sovrani, interventi militari illegali e saccheggi. Gli esempi di Jugoslavia, Libia, Afghanistan, Siria e ora Ucraina lo testimoniano. Contro ogni prospettiva di adesione o di avvicinamento a questa associazione criminale, la Svizzera dovrebbe cessare ogni collaborazione con essa.
Inoltre, la popolazione svizzera non si sbaglia. Infatti, l’ultimo sondaggio realizzato dall’Istituto Sotomo ci informa che due terzi degli svizzeri sono contrari all’adesione alla NATO. Lo stesso vale per le esportazioni di armi in Ucraina. Nonostante i richiami e le invettive incessanti del signor Cassis e di certi politici, eccitati dall’idea che la Svizzera segua le orme degli USA e dell’UE, la popolazione è molto più lucida dei suoi leader.
Con queste osservazioni in mente, siamo sorpresi dalle posizioni degli altri partiti politici. A cominciare dal PLR, il cui presidente ha aperto il vaso di Pandora sul riavvicinamento alla NATO. Anche elementi del Centro e dei Verdi liberali sono entrati in questa scatola. Per quanto riguarda la sinistra, la recente denuncia presentata dal PS per l’aumento delle sanzioni contro la Russia, così come i discorsi guerrafondai di questi stessi socialisti, dei loro colleghi verdi e anche di alcuni esponenti della sinistra radicale, ci obbligano a constatare che il POP-PSdL è oggi l’unica forza politica a tenere, a tutti i costi, un discorso di resistenza all’imperialismo e di promozione della pace e del dialogo.
Il comportamento del governo ci spinge a porre alcune domande. Come mai la Svizzera si allinea così rapidamente e facilmente alle sanzioni decise da Washington e Bruxelles? Questa è la stessa Svizzera che è stata la sede del dialogo sulla questione nucleare iraniana. Come può il capo dell’esercito dire che “l’adesione [alla NATO] non è all’ordine del giorno per il momento”? Per il momento, vuole dire che la questione può essere considerata nel prossimo futuro? Anche se la Svizzera ha attraversato tutta la guerra fredda senza discutere l’adesione alla NATO, la domanda sorgerebbe oggi, 30 anni dopo la caduta della cortina di ferro? Il signor Cassis avrebbe ricevuto pressioni dall’ambasciata americana? La domanda è legittima, vista l’improvvisa evoluzione della politica estera svizzera e i casi di pressione americana in altri paesi, come la Serbia o il Pakistan.
La gravità della situazione richiede che i nostri leader parlino in modo responsabile, in direzione della pace e della de-escalation, e che siano totalmente trasparenti con la popolazione nelle loro posizioni internazionali.
Partito Svizzero del Lavoro – 20.04.2022