Comunicato del POP-PSdL sulla situazione in Afghanistan

Nel 2001, le forze della NATO, guidate dagli Stati Uniti, hanno usato il pretesto dell’11 settembre per intraprendere una guerra di due decenni in Afghanistan contro i talebani, conclusasi con la fuga del presidente Ghani e dei suoi alleati occidentali in quella che sarà ricordata come la più grande umiliazione nella storia della NATO.
L’imperialismo occidentale e la NATO sono stati a lungo il problema, non parte della soluzione. Dalla fine degli anni ’70 e ’80, le potenze occidentali e i loro alleati reazionari, in particolare l’Arabia Saudita e il Pakistan, hanno finanziato, armato e addestrato i ribelli jihadisti per rovesciare il regime progressista del presidente Najibullah, il Partito democratico popolare dell’Afghanistan, e i suoi sostenitori sovietici. Oggi i talebani sono più forti e organizzati di prima della guerra.
Le immagini dall’Afghanistan parlano da sole: una foto mostra più di 600 afgani stipati in un aereo da trasporto americano, in un video si vede la gente appesa fuori dall’aereo mentre decolla. L’Afghanistan sta andando verso una catastrofe umanitaria e una grande crisi migratoria. Tutti cercano di fuggire dall’arrivo dei talebani. Per salvare le loro vite, rischiano la morte.
Perché i talebani, gli afghani li conoscono troppo bene. Quando erano al potere tra il 1996 e il 2001, eseguivano esecuzioni pubbliche, lapidavano le donne colpevoli di adulterio, amputavano i semplici ladri. Hanno costretto gli uomini a farsi crescere la barba e le donne a indossare il burqa. Hanno vietato la musica, la televisione e il cinema. Hanno impedito la scolarizzazione delle ragazze dai 10 anni in su. Dicono di essere cambiati, ma possiamo credergli? Fino a poche settimane fa, sono stati accusati dallo Stato afgano di aver ucciso membri della società civile come giornalisti, giudici donne, impiegati del governo e studenti di legge, tra gli altri.
Vista la situazione in Afghanistan e l’emergenza umanitaria, il PSdL-POP chiede l’accoglienza e il sostegno dei rifugiati afgani e dei richiedenti asilo. Esigiamo che la Confederazione garantisca loro l’accesso al territorio svizzero e che fermi le deportazioni in Afghanistan. Raccomandiamo l’espansione del contingente umanitario per gli afghani di 10.000 persone in aggiunta a quello approvato dal Consiglio federale per l’anno 2021. A livello internazionale, chiediamo ai paesi membri della NATO di assumersi le loro responsabilità e di non voltare le spalle ai migranti quando loro stessi sono fuggiti dal paese nel panico più totale.
Chiediamo agli organismi internazionali di aiutare a indagare su qualsiasi violenza perpetrata contro la popolazione locale. Se vengono commesse atrocità, chiediamo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di intervenire attraverso i canali diplomatici. Le donne, i bambini e i giovani non devono essere lasciati sotto la spada dei talebani. Terremo particolarmente d’occhio il destino delle donne e delle ragazze. Chiediamo a tutte le forze internazionali di fare pressione su di loro per continuare a frequentare la scuola e mantenere il loro lavoro.
La situazione economica è ancora più grave. L’Afghanistan è uno dei paesi più poveri del mondo e dipende dagli aiuti stranieri. Sarebbe un disastro se questa assistenza venisse interrotta da un giorno all’altro. Il popolo afgano non deve essere punito al posto dei talebani. Alcuni Stati hanno già annunciato un congelamento del loro sostegno. Chiediamo a tutti i paesi coinvolti di continuare a inviare aiuti. La principale fonte di reddito dei Talebani è l’attività criminale, come la vendita di droga, l’estorsione e i soldi dei riscatti dai rapimenti. Ma un’altra fonte di reddito molto grande è l’estrazione mineraria, come rame, litio, bauxite, terre rare e ferro, di cui l’Afghanistan è ricco. Queste attività minerarie aumenteranno solo quando un regime talebano sarà saldamente stabilito. Questo farà dell’Afghanistan una questione cruciale nella competizione economica tra le grandi potenze capitaliste. Purtroppo, i talebani non saranno in grado di provvedere alle necessità di base della popolazione. Ecco perché è necessaria un’azione immediata, altrimenti ci stiamo dirigendo verso una catastrofe umanitaria senza precedenti. La Svizzera deve partecipare a questo sforzo per onorare la sua tradizione umanitaria. Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi.
Partito Svizzero del Lavoro – agosto 2021