PSdL: la salute prima del profitto!

Dichiarazione del partito Svizzero del Lavoro. Gennaio 2021

La Presidente Sommaruga, durante la confereza stampa del 12 dicembre 2020, visibilmente inquieta, ha dichiarato senza equivoci: la Svizzera è in una fase estremamente critica. Il Comitato Direttore del PSdL condivide questa valutazione. L’immagine che ha potuto farsi grazie a numerose ricerche e conversazioni con i lavoratori direttamente coinvolti non permette di tirare conclusioni differenti.

Agite ora!

La salute prima del profitto. Questo è il solo principio sul quale bisogna agire ora. Si tratta innanzitutto della salute della popolazione. Le ultime settimane e gli ultimi mesi mostrano che il federalismo ha raggiunto i suoi limiti. Nella lotta contro il virus, le regole nazionali sono d’importanza capitale. Tutte le misure necessarie, fino a una nuova chiusura, devono essere prese immediatamente al fine di ridurre il numero di decessi il più rapidamente possibile. Per fare ciò, il governo deve appoggiarsi sulle valutazioni e le analisi degli esperti del settore sanitario. Le mascherine di protezione devono essere distribuite gratuitamente alla popolazione.

Per i diritti e la protezione dei lavoratori

La crisi del corona virus smaschera e accentua, nelle professioni della salute e nell’insieme del sistema sanitario, tutto ciò che le politiche neoliberali degli ultimi decenni hanno provocato o non sono state in grado di fare, essendo esclusivamente verso la massimalizzazione dei profitti. Ne risulta le condizioni insostenibili nelle quali la maggior parte delle infermiere/i devono lavorare. L’immediato impiego di personale supplementare nella sanità, così come degli investimenti massicci nelle condizioni di lavoro sono assolutamente indispensabili! In nessun caso, come fu con il primo lock-out, i diritti del lavoro del personale sanitario devono essere sospesi. Inoltre, secondo il PSdL, un premo corona per l’impegno straordinario di tutti i lavoratori della salute dovrebbe essere elargito.

Il personale deve essere associato al processo di decisione durante l’elaborazione e/o l’adattamento dei concetti di protezione sul posto di lavoro. Dovrebbero non solo avere il loro parere, ma anche essere in grado di prendere delle decisioni. L’attuazione dei concetti di protezione deve avere la priorità assoluta e essere garantita. I datori di lavoro, ma pure la Confederazione e i Cantoni hanno un dovere in questo senso. I controlli effettuati dalle autorità devono essere intensificati. Ciò è particolarmente vero nei settori che non possono convertirsi al lavoro a domicilio, come la vendita, l’edilizia o l’industria meccanica. Allorquando le misure di sicurezza necessarie non possono essere applicate, le operazioni devono essere interrotte.

Invece degli 80% attuali, bisogna portare a 100% le indennità per i salari fino a 5000 fr. La perdita di salario del 20% è finanziariamente difficile da sopportare da parte di numerosi lavoratori. Chi lavora nell’industria alberghiera guadagna in media 4100 fr. al mese (impiego a pieno tempo). Se si toglie 20% rimane un salario di circa 3100 franchi.

La crisi attuale prova a che punto sia necessario e urgente proteggere meglio la salute sul luogo di lavoro. Il PSdL quindi chiede al Parlamento e al Governo di ratificare la Convenzione 187 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Gli obblighi che ciò implicano devono essere messe in atto immediatamente. Si tratta di “promuovere un ambiente di lavoro sicuro e sano”, di “promuovere e far progredire il diritto dei lavoratori a un luogo sicuro e sano” e di “stabilire un programma nazionale di protezione dei lavoratori” che contribuisca all’eliminazione o alla riduzione dei pericoli e dei rischi sul posto di lavoro.

Per i diritti dei rifugiati e dei sans-papiers

Durante la prima ondata, i rifugiati e i sans-papiers sono stati i “grandi dimenticati delle misure di protezione sanitaria”, come aveva denunciato il PSdL il 24 marzo. Nove mesi più tardi dobbiamo dichiarare con rabbia ciò che segue: Pure durante questa seconda ondata, numerosi rifugiati devono dormire in camere comuni. Sono sempre in contatto stretto e permanente tra di loro. Risulta impossibile di tenere la distanza di sicurezza. Le condizioni sono insostenibili. Il PSdL chiede urgentemente alla Confederazione e ai Cantoni di prendere le misure necessarie affinché le misure di protezione possano ugualmente essere messe in atto nei centri federali e nei centri di asilo.

I sans-papiers non hanno un’assicurazione malattia. Temono di essere traditi, scoperti, arrestati e rinviati. Di conseguenza rinunciano spesso per paura ai servizi medici necessari. Il PSdL chiede al Consiglio Federale di prendere subito le misure necessarie per regolarizzare tutti i sans-papiers che vivono in Svizzera. Si tratta del solo modo dii garantire il diritto dell’uomo alla salute e alle cure mediche.

Diritti personali e democratici

Le misure prese dalla Confederazione e dai Cantoni restringono fortemente i diritti democratici. Di conseguenza, una interruzione del periodo di raccolta delle firme per i referendum e le iniziative in corso deve essere decisa.

Il PSdL è consapevole che delle misure temporanee quali quelle previste dalla legge Covid possono fungere da precursore alla repressione e alla riduzione dei diritti democratici. Gavriel Pinson, presidente del PSdL, dichiara: “sorveglieremo da vicino la maniera con cui il Consiglio Federale utilizzerà i poteri supplementari”. Una riduzioone dei diritti democratici della popolazione si urterà con una forte resistenza dall parte del PSdL.

L’autodeterminazione sul proprio corpo è una evidenza. Il PSdL dunque è contro una vaccinazione obbligatoria. Coloro che non vogliono essere vaccinati non devono subire degli svantaggi sociali o professionali.

Finanziamento della crisi

Vi è un’urgenza economica e sociale chhe andrà aggravandosi nelle settimane e mesi prossimi: migliaia di lavoratori sono già stati licenziati e centinaia di migliaia di altri sono confrontati alla medesima sorte. Numerosi proprietari di piccole imprese , i lavoratori indipendenti e gli agricoltori rischiano di perdere il loro reddito e dunque la loro base finanziaria a causa della chiusura della loro impresa. Numerose famiglie sono minacciate dalla povertà. Risulta inaccettabile che i costi della crisi siano unicamente riportati sui salariati del nostro paese. Il PSdL stima che coloro che hanno beneficiato enormemente dalle politiche neoliberali devono essere invitati a pagare. Devono ora contribuire al bene comune.

Dal mese di aprile Il PSdL chiede l’introduzione della tassa di solidarietà Corona e ha lanciato una petizione in questo senso. Più precisamente: un prelievo unico del 2% sui beni e averi a un valore uguale o superiore a 3 milioni di franchi. Questo permetterà di raccogliere circa 17,5 miliardi di franchi. Il prelevamento sarà versato in un fondo. Con questo, una ridistribuzione sarà effettuata in favore dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese in gravi difficoltà finanziarie a causa del Corona. I soldi versati dal fondo deve essere considerato come un contributo concreto di sostegno e non come un prestito. Quindi non deve essere rimborsato.

Oltre la tassa di solidarietà Corona, il PSdL domanda un aumento dell’imposta sui benefici e la sostanza delle società, così come delle imposte sulle grandi proprietà e i renditi lordi. L’imposizione di solo 1% degli averi delle 300 persone più ricche della Svizzera genera dei redditi di più di 7 miliardi di franchi.

Ai critici del Corona

Anche se non tutti possono essere messi nello stesso sacco, i conservatori di destra, i fascisti e i teorici di complotti assurdi (complottisti) dominano fra le forze dei così detti critici del Corona. Forze che non vogliono cambiare niente alla situazione attuale ma anzi che vorrebbero cementarla. IL loro obiettivo è un ordine sociale capitalista e razzista. Ciò è in contraddizione fondamentale con i valori e gli obiettivi del PSdL. I socialisti e i comunisti lottano contro i movimenti fascisti. Non si mettono mai nella stessa barca con essi. Nemmeno quando si tratta “solo” di “questioni pratiche”.

La nostra risposta

La nostra risposta alla crisi è il socialismo, poiché tutto l resto porta alla barbarie. La pandemia mostra che il capitalismo è incapace di risolvere i problemi fondamentali del popolo. I paesi socialisti quali Cuba e il Vietnam hanno investito risorse considerevoli nel sistema sanitario e sono dunque meglio in grado di proteggere le loro popolazioni e reagire più rapidamente alla pandemia. Hanno agito secondo i principi: la salute prima del profitto! Un cambiamento radicale, come l’esige il PSdL nel suo programma elettorale, è necessario. Questo include un sistema di sanità pubblico e sociale e la nazionalizzazione dell’industria farmaceutica.