Se il padrone..

Condividiamo l’opinione si Sonja Crivelli riguardo il vile attacco ad un sindacalista UNIA durante un regolare controllo sul cantiere.

Se il padrone insulta il sindacalista mentre questi svolge il suo compito sul cantiere…. se mentre quest’ultimo insiste nel voler capire se esistono infrazioni o disfunzioni o ancora se vi è rispetto del contratto di lavoro… se mentre il sindacalista cerca di svolgere il suo lavoro e il padrone si infuria fino a prenderlo a sassate … allora siamo veramente immersi nel mondo dell’arroganza capitalista.

Se il capoufficio, alla domanda da parte di un’impiegata di un chiarimento nell’uso della tecnologia, le risponde che le donne sopra i 50 anni che non sanno usare i nuovi strumenti possono tranquillamente tornare a casa… siamo anche qui in una realtà dove l’arroganza regna sovrana.

Ma questi episodi non sono manifestazioni di arroganza: sono il segnale che il mondo del lavoro, in ogni contesto, considera le lavoratrici e i lavoratori semplici strumenti di massimo profitto. Il capitalismo, imponendo le sue regole, mira solo all’utile e non è un caso che il personale viene chiamato “risorsa umana”, termine che sta a significare che quando una risorsa non serve più o non rende più abbastanza la si può eliminare.

Quanto descritto sopra non è successo in un paese lontano ma, di recente, in Ticino. Sono due testimonianze di fatti veramente accaduti a comprova del clima nel quale lavorano molte donne e uomini che vivono vicino a noi, che incontriamo per strada, che hanno figli e figlie che vanno a scuola che siedono accanto alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi.

Occorre reagire e lottare contro questo degrado, contro questo modo di considerare le lavoratrici e i lavoratori funzionali unicamente all’impresa, senza il diritto di essere tutelati. Occorre unirsi per esigere ciò che viene previsto nei contratti di lavoro, per ottenere rispetto delle proprie incertezze che non vanno confuse come incapacità o cattiva volontà.

Occorre evitare di pensare che si tratti di casi isolati. E’ importante capire e denunciare che ciò che avviene localmente lo si ritrova pure e peggio a livello globale, in particolare a causa delle multinazionali, anche svizzere.

Occorre unirsi e rispondere collettivamente: la solidarietà è l’unica arma nella lotta per un mondo del lavoro che rispetti le donne e gli uomini di ogni professione ed età. Le leggi del capitalismo sono disumane e noi vogliamo lasciare alle nostre figlie e ai nostri figli un futuro dove il rispetto delle persone e delle regole siano realtà.

Un altro mondo è possibile. Continuiamo a impegnarci per realizzarlo.